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Per Aspera Ad Veritatem n.9
Comitato parlamentare per i Servizi di informazione e sicurezza e per il segreto di Stato

Relazione concernente le valutazioni finali sul sistema di reclutamento del personale del SISDe in relazione alle conclusioni della Commissione ministeriale d'inchiesta. (Stralcio: paragrafo 3.3)





Il Comitato, alla conclusione della inchiesta amministrativa che ha sollecitato al Governo e che la Commissione ministeriale ha svolto, può esprimere alcune valutazioni complessive sulla funzionalità, efficienza e adeguatezza del sistema normativo che regola la provvista del personale presso il SISDe.
Occorre muovere da una considerazione di fondo sul rilievo assolutamente centrale delle regole per l'assunzione presso i Servizi in ogni scenario di possibile riforma, una riforma che pure è improcrastinabile, del sistema di intelligence nel Paese.
Ed allora la porta di ingresso nei Servizi, il reclutamento nei diversi organismi, deve configurarsi come sistema di garanzia della elevata professionalità, della lealtà alle istituzioni, della sicura affidabilità di ciascun appartenente al sistema di intelligence moderno ed efficiente che si deve costruire. Anche allo scopo di introdurre, in una materia tanto delicata e complessa, una indispensabile trasparenza del sistema normativo, il Comitato reputa necessario che il Governo predisponga un solo regolamento, disciplinante il reclutamento del personale (assunzioni, trasferimenti, incarichi, promozioni, rapporti informativi, restituzioni ed allontanamenti), ottenendo così un immediato risultato positivo per almeno due profili:
a) la riconduzione ad un testo normativo unico di regole ora affidate ad una pluralità di atti;
b) l'uniformazione, al più appropriato livello regolamentare, del rango delle fonti che oggi disciplinano la materia (direttive, decreti presidenziali, regolamenti, ecc.).
In ogni caso, si dovrà cogliere l'occasione della auspicata redazione di un testo unico per superare l'immotivato e indifendibile regime attuale di segretezza delle regole per il reclutamento del personale, da rendere finalmente accessibili al cittadino sulle pagine della Gazzetta Ufficiale.
Si deve perciò anzitutto rimodellare il fabbisogno di personale - sia per gli aspetti qualitativi che quantitativi - in relazione alle funzioni e agli obiettivi di intelligence, privilegiando i settori che rivestono attualmente interesse effettivo, nello scenario mondiale che si va configurando dopo il crollo del muro di Berlino, con la competizione economica nei mercati e la modifica degli avversari del nostro sistema.
In primo luogo, vi è dunque la necessità di una più efficace formazione professionale del personale assegnato al Servizio, con percorsi e metodi formativi che rendano gli operatori idonei non solo alla peculiare attività di intelligence ma anche al colloquio informativo con gli ambienti in cui i dati si formano e si elaborano: il sistema delle finanze, delle banche, dell'alta tecnologia, dell'economia e del commercio, soltanto per esemplificare.
L'operatore di un servizio moderno deve avere cioè la capacità di attingere informazioni o notizie anche in ambienti specialistici.
La riaffermazione dei compiti propri di intelligence, distinti in modo finalmente chiaro da quelli di investigazione, consentirà inoltre di concentrare le esigenze su livelli professionali specifici, più elevati e diversificati rispetto ai tradizionali profili normalmente prevalenti nelle carriere del pubblico impiego. L'intelligence ha certamente oggi, ed avrà ancor più nell'immediato futuro, anche la necessità di poter utilizzare analisti economici, statistici, fisici, esperti finanziari, esperti di lingue, tradizioni e costumi dei paesi orientali e del Terzo Mondo.
E' evidente che tali professionalità si dovranno acquisire con metodi selettivi, con procedure trasparenti che consentano il reclutamento del personale più qualificato, eventualmente con una accorta attività di preventiva informazione negli ambienti universitari per individuare la disponibilità degli studenti più meritevoli a concorrere alle selezioni per l'ammissione negli organismi informativi.
Quello appena delineato sinteticamente è un indirizzo che in altri Paesi viene costantemente osservato, con risultati certamente assai significativi.
In proposito, il Comitato valuta necessaria ed utile l'introduzione di forme di avviso, concernenti le selezioni, assistite da adeguata pubblicità anche sui media: le regole di trasparenza, che certo non si estenderebbero alle fasi conclusive del concorso, ben potrebbero infatti applicarsi ad una selezione di candidati con speciale professionalità destinati ad un qualificato impiego negli organismi informativi.
Sembra, inoltre, opportuno e rispondente ai criteri della economicità e della efficienza che le regole per la selezione e le procedure di reclutamento siano unificate. Si dovrebbero adottare criteri di valutazione dei candidati con atti da inviare anche al Comitato parlamentare di controllo.
Per le assunzioni dirette, il Comitato ritiene che si debba prestabilire con atto normativo un limite massimo di utilizzo, in una percentuale molto limitata e non eccedente ad esempio il cinque/sei per cento dell'organico del personale.
Si dovrebbe, inoltre, escludere in via assoluta l'assunzione diretta per figure professionali e mansioni diverse da quelle di speciale ed elevata qualificazione tecnico-scientifica, normalmente di difficile reperimento con i comandi o distacchi da altre pubbliche amministrazioni. Anche in tali limitati casi, non potrebbe mancare una puntuale e formale motivazione in ordine ai presupposti che giustificano l'assunzione diretta, oltre alla dimostrazione incontrovertibile delle qualità morali e di lealtà alle istituzioni da parte dell'interessato.
Diversa è la riflessione da condurre a proposito della assunzione di personale destinato a compiti di speciale delicatezza, rischiosità e segretezza: ad esempio, coloro che siano incaricati di inserirsi in ambienti stranieri con identità coperta, ovvero di svolgere missioni "non convenzionali". In tali ipotesi, è evidente la prevalenza del rapporto fiduciario nei confronti del responsabile del Servizio, benché non manchi un possibile criterio per controllare - ex post - la funzionalità della scelta rispetto all'obiettivo specifico perseguito. Si dovrebbe, infatti, richiedere in quelle ipotesi una verifica ancor più rigorosa dei risultati conseguiti dalle persone prescelte, in modo che la responsabilità della chiamata sia ancor più direttamente riconducibile a chi aveva stabilito l'obiettivo ritenendo di poterlo raggiungere con determinato personale.
Anche il ricorso ai distacchi ed al collocamento fuori ruolo di personale in servizio presso altre pubbliche amministrazioni dovrebbe essere ricondotto a rigorosi principi volti a privilegiare la professionalità e la sicura lealtà istituzionale.
L'impiego in organismi informativi può costruire, per i pubblici dipendenti, una soluzione di indubbio vantaggio economico, cui spesso non corrisponde la rigorosa verifica di produttività e di risultati operativi. Basti considerare che, nell'anno 1996, molte migliaia di domande di trasferimento o collocamento fuori ruolo erano giacenti presso il SISDe.
Ed allora, escluso in maniera categorica il ricorso ai cosiddetti "distacchi di fatto", ogni assegnazione di personale dovrebbe essere preventivamente motivata ed apprezzata alla stregua di esigenze reali del Servizio, da verificare ex post periodicamente sulla base dei risultati, anche in vista di una nuova riduzione del livello di organico che fosse risultato esorbitante.
Per le assegnazioni al Servizio, specialmente ove si tratti di incarichi di rango elevato, il Comitato ritiene che si debbano introdurre dei criteri per quanto possibile obiettivi; in particolare, pur ammettendosi le chiamate nominative, si dovrebbero prevedere talune incompatibilità in relazione ad incarichi già svolti nelle amministrazioni di provenienza; analogamente, si dovrebbe escludere la possibilità di assegnare il personale che rientri nella propria o in altra amministrazione ad incarichi collegati alla attività svolta nel Servizio o comunque tali da richiedere relazioni istituzionali con organismi di intelligence.
Il personale assegnato al Servizio, inoltre, dovrebbe essere più adeguatamente formato e riqualificato professionalmente, per migliorare non solo la quantità ma soprattutto la qualità del flusso informativo.
In tale prospettiva si darebbe una meno allarmata valutazione ai casi di lunga, e talvolta pluridecennale, permanenza nei Servizi di alcuni dipendenti comandati o fuori ruolo.
Fermo restando, infatti, il principio che la chiamata da altre amministrazioni dovrà rispondere esclusivamente alla necessità del Servizio di avvalersi di personale qualificato, affidabile e da sottoporre a verifica periodica di risultato, assumerebbero più forte portata alcune osservazioni nel senso della possibilità di assegnazioni a tempo non predeterminato.
Anzitutto, in linea generale, va considerato che per i settori della analisi e delle operazioni la formazione del personale può durare alcuni anni; basti pensare ai tempi occorrenti per la preparazione di un agente destinato ad operare occultamente all'estero, con le esigenze di inserimento, di acquisizione di una conoscenza linguistica, ambientale, di una posizione lavorativa "normale" ancor prima di poter inviare rapporti e svolgere qualsiasi attività di servizio.
In ogni caso, gli avvicendamenti del personale richiedono nuove, approfondite verifiche sulla affidabilità e ulteriori interventi sulla capacità operativa dei nuovi arrivati, ancor prima di assegnarli alle diverse strutture.
Di non poco rilievo sono i problemi di rapporto con i servizi collegati, per i quali la affidabilità e conoscenza personale degli interlocutori è indispensabile. Vi è poi il rischio concreto che l'allontanamento di un operatore che gestisce un informatore comporti la perdita anche di quest'ultimo.
Infine, all'approssimarsi dell'eventuale scadenza del termine predeterminato di assegnazione al Servizio, sarebbe inevitabile ipotizzare una riduzione dell'impegno lavorativo dei dipendenti interessati all'avvicendamento, ormai scarsamente motivati, ed aumenterebbe il rischio di uso improprio delle notizie acquisite dai dipendenti trasferiti durante il periodo di permanenza nel Servizio. La questione riveste, in ogni caso, carattere di speciale problematicità.
Il sistema delle promozioni dei dipendenti dei Servizi va profondamente moralizzato: va soppresso il metodo della cosiddetta "navetta", per cui si consente al dipendente temporaneamente fuori ruolo di rientrare nella amministrazione di provenienza conservando in quest'ultima - con equiparazione di gradi o livelli - il livello funzionale acquisito nel Servizio, con criteri né concorsuali né altrimenti verificabili, sopravanzando in tal modo i colleghi che nella stessa amministrazione di provenienza avevano continuato a prestare il proprio servizio con le regole ben più selettive delle promozioni o degli avanzamenti militari. In proposito, sembra indispensabile che le valutazioni siano effettuate, contestualmente a quelle del personale di pari livello e anzianità nelle amministrazioni di provenienza, dalle commissioni di valutazione che presso queste ultime operano in via ordinaria, sia pure sulla base di documenti valutativi di merito formati dal direttore del Servizio presso cui l'attività è prestata.
Non si deve escludere, specialmente in riferimento alle promozioni dei dipendenti civili, l'introduzione di regole idonee a impedire eventuali trattamenti penalizzanti a danno di coloro che siano assegnati temporaneamente agli Organismi informativi.
Si potrebbe pensare ad un sistema che, da un lato, impedisca per ciascun dipendente una progressione oltre il livello raggiunto dal collega che lo precede nel ruolo; e che, d'altro lato, salvo il demerito accertato, impedisca una progressione di carriera inferiore a quella conseguita dal dipendente che segue nel ruolo l'interessato.
Ancora su due profili il Comitato ritiene che si debba attirare l'attenzione del Governo e del Parlamento: profili che attengono al rilancio dell'immagine e della moralità del personale dei Servizi nel suo complesso. Va confermata e resa davvero inderogabile la disposizione, ora affidata a fonti di incerta origine e portata, che esclude la possibilità che prestino contemporaneamente servizio presso uno stesso Organismo di informazione o comunque presso i Servizi in genere, dipendenti legati da vincoli di coniugio o di parentela entro il quarto grado e di affinità. è indispensabile, in proposito, la verifica, delle situazioni irregolari esistenti disponendo l'immediata rimozione delle situazioni di incompatibilità sulla base del criterio che, caso per caso, apparirà più opportuno.
E', in conclusione, da auspicare che il Governo proceda ad un riesame - da imporsi con ordinaria periodicità, e da affidarsi auspicabilmente all'UCSI, del quale finalmente si dovrà specificare il ruolo e l'autonomia funzionale - della situazione personale, morale, patrimoniale di tutti i dipendenti per valutare, alla stregua dei parametri sopra richiamati (e, dunque, con obiettività e imparzialità ben maggiori di quanto non sia avvenuto in passato), l'efficienza funzionale, l'affidabilità istituzionale e la rettitudine morale: elementi, questi, dal cui complesso dovranno emergere valutazioni adeguate sulla opportunità e gli indirizzi di eventuali avvicendamenti.


(*) Comunicata alla Presidenza della Camera dei Deputati il 15.7.1997.

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